I POLIMERI

Lo sapevi che i polimeri o macromolecole sono costituenti di tutti gli esseri umani?
Il DNA è un polimero!

Ecco perché si possono distinguere diversi tipi di POLIMERI, quelli naturali come il legno, la carta, il cuoio, il caucciù e la lana, ed il PHA; quelli artificiali come la gomma vulcanizzata e la celluloide, e la cellulosa; quelli sintetici, ovvero prodotti chimicamente a partire da materie prime a basso peso molecolare (monomeri) ed infine gli ionomeri, i polimeri solubili in acqua.

 

I POLIMERI SINTETICI ED I TERMOPLASTICI

Tra i polimeri sintetici i termoplastici giocano un ruolo fondamentale.

I termoplastici derivano da polimeri che rammolliscono ripetutamente col calore sino a fondersi e scorrere e quindi poi ri-solidificare per raffreddamento.

Vengono sintetizzati mediante diverse reazioni chimiche partendo da materie prime a basso peso molecolare (monomeri). I monomeri combinati chimicamente danno luogo a polimeri.

Il processo è reversibile. Pertanto sono completamente riciclabili, a meno che il polimero non sia stato chimicamente degradato da eccessive sollecitazioni termiche.

I termoplastici si suddividono in 2 categorie: amorfi e semicristallini: I primi sono trasparenti.

Per ognuna di queste categorie si possono individuare aspetti positivi e negativi:

Polimeri Amorfi: Come PC, ABS, PETg, ASA

+ Basso ritiro e isotropo

+ Bassa tendenza alle deformazioni

+ Bassa tendenza ai risucchi

+ Elevata precisione e stabilità di forma

+ Generalmente sono trasparenti se non vengono modificati,

e presentano buone caratteristiche ottiche

 

– Scarsa resistenza a solventi , oli e grassi

– Ridotta resistenza a sollecitazioni meccaniche

– Limitata lavorabilità in alcuni casi 

 

Polimeri Semicristallini: Come PE, PA, PBT, PPS, PEEK

+ Buona resistenza a solventi oli e grassi

+ Buona resistenza a fatica

+ Buona scorrevolezza del fuso

+ Buon potere bagnante di cariche o rinforzi

+ Alta termoresistenza

 

– Alti valori di ritiro e spesso anisotropo

– Maggiore tendenza ai risucchi ed alle deformazioni

– Aumentando la cristallinità aumenta l’opacità

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