Tutti i polimeri subiscono fenomeni di degradazione.

I più conosciuti sono quelli ovviamente legati alla degradazione di tipo termico che comporta una scissione dei legami chimici dovuta all’innalzamento della temperatura in caso di surriscaldamento termico oppure alla degradazione ossidativa dovuta all’effetto dei raggi UV del sole e di tutte le radiazioni foto ossidative. A queste si aggiungono la degradazione di tipo meccanico legata all’azione di agenti meccanici come l’usura generata dalle mani, e dall’erosione, la degradazione di tipo idrolitica quando si genera il fenomeno dell’idrolisi se il materiale viene a contatto con l’acqua ad alta temperatura, la degradazione di tipo catalitico che si verifica laddove ci sia la presenza di residui di catalizzatori nei polimeri stessi che evolvono nel tempo.

Tutti questi meccanismi portano alla FRAMMENTAZIONE di un polimero, ma non alla sua MINERALIZZAZIONE cioè alla biodegradazione completa di un composto organico, che porta alla sua totale decomposizione in composti inorganici semplici.

 

Che cos’è la degradazione?

La degradazione più importante è quella che si chiama appunto biodegradazione ovvero la conversione di un polimero semplicemente in CO2, acqua e biomassa dove la biomassa può diventare fertilizzante o trasformarsi in cibo per gli animali. Per parlare di biodegradazione tutto questo processo deve avvenire in assenza di agenti sintetici o di microrganismi aggiunti appositamente per forzare questa reazione.  Il tutto deve avvenire naturalmente.

Le plastiche biodegradabili trovano quindi microrganismi presenti nell’ambiente (es. batteri, funghi, alghe, vermi) che riconoscono la sostanza come cibo e dunque la consumano e la digeriscono. Quindi, perché un composto possa essere considerato biodegradabile è necessario che in natura esista un batterio in grado di decomporne il materiale, dopodiché l’elemento viene assorbito completamente nel terreno, in tempi e modi diversi a seconda del materiale e del terreno in questione.

La nostra divisione di R&D ha sviluppato IamNature®, una materia prima rivoluzionaria a base PHA. Un polimero di poliestere completamente naturale sintetizzato da vari microrganismi attraverso la fermentazione di zuccheri o lipidi.

Si tratta di macromolecole che, in determinate condizioni, come l’assenza di sostanze nutritive, vengono accumulate da microrganismi come fonte di carbonio di riserva all’interno delle loro stesse cellule. Il fatto che i biopolimeri vengano creati attraverso un processo metabolico naturale da questi organismi dimostra chiaramente quanto sia naturale la loro stessa origine e quanto sia rinnovabile la loro produzione. Attraverso il processo di degradazione vengono rilasciati acqua, Co2 e biomassa che poi rientrano nel ciclo della natura.

Grazie all’utilizzo di biopolimeri (PHA) biobased, biodegradabili e non tossici, molti nostri clienti stanno sostenendo nuovi parametri di sostenibilità. I PHA non solo sono generati da microrganismi attraverso processi naturali come la biosintesi, ma sono anche in grado di degradarsi completamente senza residui nell’ambiente: il ciclo del carbonio è chiuso, l’intero materiale si trasforma e nulla va perso.

 

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